Capita che un lavoratore possa essere sottoposto a procedimento disciplinare e subire un licenziamento a causa dei controlli a distanza effettuati dal datore di lavoro.
L’esempio più classico di controllo a distanza consiste nelle telecamere di sorveglianza. Oggi la maggior parte di questi controlli sono effettuati tramite computer o altri dispositivi fissi e mobili.
Tuttavia, in questi casi, il licenziamento è legittimo solo se rispetta determinati requisiti.
I tipi di controlli
Di seguito si fanno degli esempi di dispositivi che sono talvolta utilizzati dai datori di lavoro nelle imprese e che possono costituire strumenti di controllo a distanza:
- la posta elettronica;
- la messaggistica;
- le chat Whatsapp;
- I profili privati e quelli “segreti” sui social;
- Comportamenti “on-line”;
- dati biometrici (impronte digitali, impronta della retina);
- Tecnologia Rfid (Radio Frequency Identification);
- Tecnologia GPS (Global Positioning System)
- Piattaforme di comunicazione on-line e tutela dei dati (piattaforme skype, zoom, teams)
- Algoritmi di calcolo delle prestazioni dei lavoratori
Quanto il licenziamento è illegittimo? i requisiti
Se utilizza uno di questi strumenti per controllare la prestazione, il datore deve rispettare determinati requisiti. In caso contrario si tratterà di licenziamento illegittimo.
Ad esempio, per installare una telecamera sul luogo di lavoro deve chiedere un’autorizzazione sindacale o amministrativa.
In ogni caso, le telecamere sul posto di lavoro possono essere utilizzate soltanto per certe ragioni, ad esempio per difendere il patrimonio aziendale da reati (ad es. furto, appropriazione indebita).
Non possono invece essere utilizzate per controllare il lavoro dei dipendenti.
I datori di lavoro, inoltre, devono informare i lavoratori sui dispositivi utilizzati e sulle modalità di utilizzo dei dati raccolti e se non lo fanno non possono utilizzare i dati stessi.
