SINDACATO NEGLI STATI UNITI: PRESENTE, PASSATO, FUTURO NELLA RIFLESSIONE DELLA DOTTRINA STATUNITENSE

SINDACATO NEGLI STATI UNITI: PRESENTE, PASSATO, FUTURO NELLA RIFLESSIONE DELLA DOTTRINA STATUNITENSE – Riassunto. Dopo la sua travagliata storia, profondamente legata agli ideali liberali e capitalisti, oggi il movimento sociale e lavoristico americano si trova alle prese con il nuovo millennio e una sempre minore presa sul tessuto sociale da parte delle UNIONS. Le sfide che attendono il sindacato tuttavia sono crescenti, anche a causa della globalizzazione e del mercato libero.

1.  Dalla Cospirazione Criminale al diritto alla contrattazione: brevi cenni sulla storia del movimento lavoristico americano

A)                 Capitalismo liberale ed avversione per l’organizzazione sindacale

Gli Stati Uniti d’America ed il Regno Unito, conformemente al loro percorso liberale, profondamente espressivo del pensiero capitalista, possono vantare una lunga storia di diffidenza giudiziale nei confronti delle azioni e organizzazioni collettive formate su base di classe[1], tra cui non ultima rientra l’organizzazione sindacale. Infatti in origine la stessa esistenza di un’organizzazione sindacale era vista come un reato associativo, chiamato cospirazione[2].

In aggiunta gli Stati Uniti continuarono la lunga serie di pronunce giudiziali fermamente contrarie al movimento associativo dei lavoratori, anche quando, in seguito, non sembrò più opportuno proibire del tutto l’associazione sindacale[3]. Tra il 1880 ed il 1930, le Corti federali emisero 4.300 ingiunzioni contro scioperi e manifestazioni riguardanti attività sindacali, che venivano viste come atti di violenza morale contro la collettività[4]. Il primato del valore del commercio restava tuttavia un caposaldo di valore. Nel 1905, Debs[5] altri socialisti radicali del movimento del lavoro, si ritrovarono a Chicago e diedero vita alla “Industrial Workers of the World (“IWW” or “the Wobblies”)[6] Questa organizzazione di lavoratori divenne la più influente d’America in quei primi anni d’azione fu attiva sia in campo politico[7] che nel campo delle relazioni industriali. I suoi ideali socialisti, tuttavia, portarono al disprezzo della classe padronale e quindi le manifestazioni dell’IWW furono sempre caratterizzate da atti di sabotaggio e violenza per sensibilizzare i lavoratori al sentimento del “potere di classe”[8]. Questo ovviamente fece montare il sentimento reazionario, specialmente nelle menti benpensanti e liberali che abitavano le Corti all’inizio del secolo XX.

Uno statuto che proteggeva dei lavoratori delle ferrovie dalla discriminazione su base sindacale venne dichiarato incostituzionale[9], ancora nel 1908, perché contrario ai diritti di libera contrattazione e proprietà[10], costituzionalmente tutelati. Nel 1915 la Corte Suprema dichiarò contrario alla Costituzione, per lo stesso motivo, anche lo statuto dello Stato del Kansas che proibiva la stipulazione del cd. “Yellow dog contract”[11], cioè del contratto in cui il lavoratore accettava come condizione risolutiva del rapporto la sua non adesione ad un’associazione sindacale. In una nota pronuncia[12], addirittura, la Corte si spinse ad affermare che un picchettaggio pacifico compiuto da due lavoratori davanti ad una fabbrica per convincere gli altri a scioperare costituiva un “pattugliamento”[13] idoneo a costituire una minaccia o una violenza attraverso la cospirazione (di due soggetti).

Con l’avvento della Prima Guerra Mondiale, le misure straordinarie di guerra consentirono al governo di togliere di mezzo anche quel movimento che più di tutti (specialmente quando scoppio poi la rivoluzione bolscevica) sembrava una spina nel fianco dell’industrializzazione. Il movimento IWW venne accusato di sabotare deliberatamente lo sforzo bellico americano, molti migliaia di sindacalisti e leader del sindacato vennero imprigionati, alcuni condannati all’esilio o alla deportazione in altri stati[14]. Lo stesso Debs fu arresto, processato e condannato da una giuria a 10 anni di carcere nel 1917[15].

L’avversità era tale che il movimento associativo dei lavoratori negli anni ’20 del ventesimo secolo era sul punto di scomparire del tutto[16].

Nel 1921 la situazione era così tesa che nel West Virginia si formò un vero e proprio esercito di 6.000 minatori, a causa dei continui abusi subiti dai datori di lavoro[17], e il Presidente Harding dovette inviare l’esercito per contrastarlo.

B)                 Le leggi a cavallo tra le guerre: un’apertura al diritto di associazione e contrattazione collettiva.

Il vento iniziò a cambiare solo quanto, nel 1932, l’adozione del Norris-LaGuardia Act[18] diede inizio all’incremento delle tutele per il lavoro, anche a causa della diffusa situazione di disagio economico e sociale che era scaturita dalla grande crisi del 1929[19]. Dal punto di vista strettamente legale, i principali punti di scontro erano costituiti dagli abusi[20] compiuti dai giudici nel concedere ingiunzioni[21], che impedivano di fatto l’azione sindacale nelle aziende, e dai già citati contratti “yellow dog”, che erano stati fino a quel momento avallati dalla Corte. Quindi su questi atti si concentrò l’azione federale, privando le corti federali del potere di dare esecuzione ai contratti “yellow dog”. Ulteriori tutele vennero previste in altri atti legislativi dello stesso periodo: il National Industrial Recovery Act[22] (1933) garantiva un primo diritto di contrattazione collettiva ai lavoratori; il Railroad Relations Act[23] (1926) garantiva una relativa libertà di azione ai sindacati nel solo settore delle ferrovie, ed infine il National Labor Ralation Act[24] (1935) regolamentava le modalità di elezione delle rappresentanze sindacali e le procedure di contrattazione collettiva. La posizione dei giudici supremi restò, tuttavia, ancorata ai principi della prevalenza della proprietà e dell’economia sui diritti individuali. Questa convinzione, tanto radicata nella cultura americana, portò ad una drammatica restrizione della portata degli atti legislativi in sede giudiziale[25]. In particolare, l’azione che ebbe il maggiore impatto economico, e che riesce anche a dare il polso del livello di avversità delle Corti per la nuova legislazione, fu l’elaborazione della cd. “dottrina Mackay”[26] con cui si giudicava non contrario alla legislazione sindacale l’atto con il quale il datore assumeva altri lavoratori come sostituti permanenti degli scioperanti.

C)                 Dal dopoguerra ad oggi

Solo al termine della seconda guerra mondiale, il cambiamento di concezione riguardante la democrazia, da intendere non solo come forma di governo, ma anche come compromesso tra gli interessi dei gruppi sociali che compongono il paese[27], diede nuovo slancio al progresso delle tutele. Nello stesso tempo, allo sviluppo di interessi di gruppo si accompagnava la progressiva estensione dei diritti individuali dei lavoratori, che iniziarono in quegli anni a beneficiare della legislazione statale. La concorrenza tra sindacati in cerca di un ruolo sempre di maggior rilievo nel settore industriale e dei lavoratori che sempre di più ritenevano preferibile affidarsi alla certezza di una legislazione statale sempre più protettiva piuttosto che alle contrattazioni dei sindacalisti sfociò in una serie di casi[28] davanti all’ente per le relazioni industriali del lavoro (National Labor Relation Board) in cui sembrò quasi che i sindacati si fossero autoproclamati mastini dei diritti individuali dei lavoratori. Una delle azioni in tal senso poste in essere dalle associazioni sindacali era il finanziamento delle cause per la difesa dei diritti individuali dei lavoratori, con l’allestimento di uffici legali sindacali. Ma ancora una volta il sentimento liberale statunitense prevalse su questo moto assistenziale. L’azione dei sindacati venne prima inquadrata come violazione dei diritti di libertà di scelta dei lavoratori sull’adesione al sindacato, in quanto un finanziamento dell’azione legale veniva visto come una modalità per comprare i voti dei lavoratori[29].

Negli anni ’60 un nuovo punto a favore delle aziende venne segnato al Congresso dall’emanazione del RICO[30], che puniva con severe sanzioni, anche penali, le manifestazioni e gli scioperi che avevano una deriva violenta e influivano negativamente sul commercio tra gli stati. Tale norma, in realtà, faceva parte di un pacchetto di riforme volte principalmente al controllo del crimine organizzato e delle altre associazioni organizzate non ammissibili. Tuttavia in seguito, queste norme penali molto severe sono state utilizzate dalle Corti anche per perseguire altre figure, ritenute contrarie all’ordinamento, come alcuni potenti operatori finanziari a Wall Street[31] oppure leader di sindacati[32] ritenuti violenti a causa di episodi di violenza occorsi durante scioperi e manifestazioni. Bisogna dire, però, per far meglio comprendere una tale avversione, che negli anni ’60 quei movimenti che erano considerati estremisti negli Stati Uniti (Comunisti o Socialisti) avevano una grande presa sulle organizzazioni dei lavoratori e che, di conseguenza, le organizzazioni sindacali finirono nel calderone dell’epurazione delle organizzazioni comuniste quando era in pieno svolgimento la guerra fredda, l’esercito americano era impegnato in Vietnam e Kennedy era da poco stato ucciso[33]. E non si può negare, in aggiunta, che esistono studi ormai consolidati sul rapporto esistente tra crimine organizzato e sindacati in quegli anni[34]. Ma è altrettanto chiaro, dal testo delle disposizioni, che il RICO Act fu un atto volto anche e soprattutto al controllo degli operatori del mercato già esistenti[35], per proteggerli da eventuali nuovi arrivati, fossero essi frutto di capitale lecito o illecito[36].

 

2.      Diminuzione della partecipazione dei lavoratori ai sindacati e sfide del nuovo millennio

A)                 Diminuzione della partecipazione dei lavoratori ai sindacati.

I fatti riportati nei paragrafi precedenti hanno reso la storia dei sindacati statunitensi estremamente travagliata, inducendo i lavoratori a dare loro fiducia in misura sempre minore. I dati[37] relativi ai numeri dei lavoratori iscritti ai sindacati attraverso l’ultimo secolo parlano chiaramente: quando il NLRA fu emanato e vennero tenute le prime elezioni sindacali, i sindacati rappresentavano 3.584.000 membri, corrispondenti a circa il 13,2% della forza lavoro nel settore industriale. Si trattava di una cifra già considerevole, se si considerano le peculiarità del diritto sindacale statunitense[38]. Negli anni ’50 l’influenza delle associazioni sindacali crebbe enormemente ed arrivò a comprendere 17.000.000 di lavoratori, pari a circa il 35% dei lavoratori nel settore industriale. Già nel decennio successivo, però, il numero in valore assoluto dei lavoratori iscritti continuò a crescere, ma lo stesso non si può dire della percentuale dei lavoratori effettivamente impiegati. In sostanza, quindi, la densità dei lavoratori sindacalizzati iniziò a diminuire e il processo continuò inesorabile. Negli anni ’80, il numero dei lavoratori sindacalizzati era arrivato a 22.366.000, che però rappresentavano solo il 21% dei lavoratori attivi nel commercio non agricolo. In seguito agli eventi corruttivi scoperti negli anni ’70 e ’80 in seguito all’approvazione del RICO Act, la classe dei lavoratori iniziò ad essere davvero diffidente nei confronti delle associazioni sindacali, che apparivano affamate di denaro e colluse con la criminalità[39], mentre cresceva anche l’avversione dei datori di lavoro per le rimostranze sindacali, che apparivano eccettive in un’economia di grande benessere com’era quella di quegli anni. Dunque, nel corso degli anni ’80 la diminuzione iniziò ad inficiare anche il numero degli iscritti in valore assoluto. Nel 1996[40] i lavoratori iscritti ad un sindacato erano 9.400.000, cioè poco più del 10,2% della forza lavoro complessivamente occupata nei settori industriali. In seguito a questi sviluppi, il NLRB iniziò ad includere nei settori sindacalizzabili alcuni tipi di strutture che prima erano considerate fuori dall’ambito economico (settore pubblico, università, cliniche) e le forze immesse diedero nuova linfa ai sindacati. Nel 2016 secondo quanto riportato dal Bureau of Labor Statistics[41] i lavoratori sindacalizzati erano 14.500.000, ma di questi 7,1 milioni sono lavoratori del settore pubblico, corrispondenti a circa il 34% dei lavoratori nel pubblico impiego, mentre i restanti 7.4 milioni sono impiegati nel settore privato, pari a circa il 6,4% della forza lavoro, con conseguente ulteriore significativo calo dell’influenza sindacale nell’economia industriale privata.

La dottrina americana[42] si è concentrata negli ultimi tempi sull’interrogativo riguardante il significato di questi dati. Qualcuno ha iniziato a chiedersi se davvero sia ancora sensato affidare la tutela dei lavoratori a questi “anacronistici”[43] operatori di mercato; altri invece hanno cercato di analizzare diffusamente le problematiche che i sindacati si trovano a fronteggiare e di proporre soluzioni[44].

B)                 Declino dei sindacati: poca onestà, poca attività.

Volendo sintetizzare un dibattito complesso e ricco di fonti, si può affermare che le ragioni a cui la dottrina americana comunemente riconduce il calo di attrattività dei sindacati sui lavoratori americani sono essenzialmente di due generi: poca onestà, poca produttività. Sono stati in parte già descritti nei paragrafi che precedono gli eventi che negli anni hanno coinvolto rappresentanti delle unioni, sempre più spesso associati ad attività illecite o comunque contrarie agli interessi reali della classe da loro rappresentata. Inoltre bisogna anche considerare la già descritta la crescente avversione dei datori di lavoro per l’attività sindacale[45]. La seconda categoria si riferisce alla scarsa produttività dei sindacati in termini di attività effettivamente idonea a determinare un cambiamento nella condizione dei lavoratori. Un testo recente[46] ha individuato una serie di attività in cui, secondo l’autore, le associazioni sindacali non sarebbero più impegnate con lo stesso vigore del dopoguerra: 1) Parificazione dei trattamenti economici: la diseguaglianza di trattamento tra i lavoratori è sempre meno diffusa negli ambienti sindacalizzati piuttosto che quelli non sindacalizzati, ma lo scarso impatto che ha l’attività sindacale sull’economia nel suo complesso (14%) non è più sufficiente a spingere verso l’equalizzazione tutti i trattamenti di un determinato settore. 2) Insufficiente contrasto della discriminazione su base raziale: la storia dei sindacati americani non è stata propriamente eccellente riguardo al problema raziale. Per un lungo periodo non è stato consentito agli Afro-americani di diventare membri delle associazioni ed alcuni sindacati si spinsero fino a fare delle battaglie per impedire ai datori di assumerli nelle stesse unità produttive dei bianchi. La seconda guerra mondiale iniziò a portare dei cambiamenti e negli anni ’70 i lavoratori neri erano membri dei sindacati in numero maggiore dei bianchi. In quel periodo le battaglie sindacali aiutarono a diminuire le differenze di trattamento per neri e bianchi. 3) I sindacati non rivestono più alcun ruolo rilevante nel processo di assimilazione degli immigrati. Riguardo all’importanza del continente americano di questa istanza, è importante ricordare che gli Stati Uniti d’America sono nati dalla colonizzazione europea del continente e tuttora reperiscono la forza lavoro principalmente attraverso l’importazione di manodopera specializzata di un gran numero di lavoratori da tutto il mondo. La commistione di culture (cd. “melting pot”, letteralmente “calderone”) costituisce l’essenza del panorama culturale statunitense, al punto tale che quasi non esiste americano che non possa ricordare nel proprio albero genealogico almeno un lontano parente immigrato. L’accettazione senza riserve di ogni immigrato è parte del “sogno americano”, almeno nelle città e nelle zone industrializzate[47]. In passato i sindacati ricoprivano un ruolo importante nell’organizzazione e nell’integrazione delle comunità straniere nelle città, ma di recente il fenomeno è andato diminuendo. Bisogna ammettere che, in parte, tale decrescita è stata determinata dalla prevalenza della componente ispanica tra gli immigrati, meno propensa al fenomeno sindacale rispetto ad altre componenti culturali. 4) I sindacati sono diventati una rappresentanza politica molto meno influente. In passato i sindacati rappresentavano molti lavoratori e, con riferimento alla politica, erano di conseguenza capaci di direzionare una parte consistente dell’elettorato. Questa conseguenza portava i membri del congresso a considerare le istanze loro portate dai lobbisti sindacali, che costituivano un potente contraltare alle ricche lobby aziendali che sempre hanno circondato l’organo legislativo federale. La progressiva diminuzione dei membri sindacalizzati nel settore privato e la scarsa capacità di portare al congresso le istanze dei lavoratori hanno determinato la progressiva perdita di questa influenza, determinante sull’attività legislativa[48].

C)                 Perché i sindacati dovrebbero sopravvivere.

La porzione maggioritaria della dottrina sostiene che i sindacati, nonostante le difficoltà del momento presente, possano ancora portare un contributo importante al paese[49]. La ragione essenziale di questa visione consiste nell’aspettativa che i sindacati possano continuare, con qualche correttivo, a portare alla classe dei lavoratori gli stessi benefici che hanno portato negli anni passati[50]. Infatti nessuna voce dissente dall’assunto che, negli ambienti in cui sono stati presenti, i sindacati abbiano portato un effettivo beneficio in termini di incremento di salario, di copertura sanitaria, programmi pensionistici, benefici per la disoccupazione e altri importanti fringe benefit. Inoltre è altrettanto vero che anche i lavoratori delle aziende non sindacalizzate hanno indirettamente beneficiato dell’azione sindacale, che ha procurato incrementi di tutele per tutti i lavoratori mediante le azioni di lobbying. Oltre che i benefici economici, infatti, vanno considerati anche i benefici della contrattazione collettiva in termini di tutele non patrimoniali. L’esempio più rilevante di questa azione è indubbiamente la stipulazione di clausole che introducano una clausola di giustificazione necessaria per i provvedimenti sanzionatori nei confronti dei lavoratori. Infatti è opportuno ricordare che gli Stati Uniti non hanno una legislazione federale a difesa dei diritti individuali dei lavoratori e, anche se molti stati hanno adottato numerosi statuti in questa materia, il licenziamento rimane in linea di massima libero in quasi tutto il territorio nazionale, secondo il paradigma tipicamente americano del cd. “work at will”. Secondo questo schema negoziale, il datore di lavoro ha il potere di licenziare il lavoratore per giusta causa, per una causa ingiusta o del tutto senza causa[51]. Solo le disposizioni di contratto collettivo hanno portato al superamento di questa clausola in quelle aziende in cui l’azione sindacale ha trovato uno spazio.

Inoltre qualche autore[52] ha sottolineato l’importanza del contributo dei sindacati al processo democratico della nazione americana. Per la corretta comprensione di questa istanza, è necessario ricordare che la contrattazione collettiva avviene negli Stati Uniti per ogni unità produttiva, ed è condotta in ogni unità produttiva dal sindacato che rappresenta la maggioranza relativa degli addetti allo stabilimento. La maggioranza è accertata con elezioni condotte dal National Labor Relations Board in ogni unità. Se nessun sindacato può vantare la rappresentanza di almeno metà più uno dei lavoratori nello stabilimento, la contrattazione collettiva non avviene, né si applica direttamente ai lavoratori la disciplina prevista per altri stabilimenti anche della stessa azienda.

Portare il sistema maggioritario democratico nei luoghi di lavoro era una delle maggiori istanze del Congresso che approvò il NLRA[53]. Durante i lavori di approvazione dell’atto, il suo proponente, Senatore Wagner, sostenne: “Dobbiamo portare la democrazia nell’industria così come la abbiamo nello Stato (…) la democrazia nell’economia significa leale partecipazione di coloro che lavorano nelle decisioni essenziali per la loro vita; e i lavoratori, nel nostro sistema di produzione di massa, possono godere di questa partecipazione solo se si organizzano e contrattano attraverso i rappresentanti che loro stessi hanno scelto[54]”.

3.      Le sfide del presente per i sindacati americani

La dottrina negli Stati Uniti si è spesa in molte occasioni cercando di analizzare le problematiche relative alle associazioni sindacali e di suggerire soluzioni. Si è trattato per lo più di un’attività enormemente speculativa degli esperti del settore, assolutamente priva di consistenza fattuale, ma è utile riportare alcune delle soluzioni prospettate come utili a riportare in carreggiata le associazioni sindacali nel nuovo millennio, se non altro per riuscire a comprendere meglio la funzione che gli studiosi attribuiscono a questo tipo di organizzazioni.

Una delle istanze importanti è stata individuata nell’esigenza per i sindacati di portare le proprie battaglie oltre la linea dei benefici economici per i loro rappresentati[55]. Spesso, infatti, la classe dei lavoratori, ormai discretamente soddisfatti dei loro trattamenti economici e retributivi, è più interessata alle questioni relative alla dignità personale che non a quelle relative al salario.

Inoltre il pubblico iniziale dell’organizzazione sindacale, in un’America ancora profondamente divisa dalle segregazioni razziali[56], era costituita non prevalentemente, ma unicamente, da maschi bianchi[57]. Le nuove sfide riguardano invece la popolazione sempre crescente che non appartiene più a quel gruppo sociale.

La necessità di individuare nuove strategie per ristorare la fiducia dei cittadini nei sindacati diventa dunque fondamentale. Per quanto possa sembrare strano in Europa, la maggior parte delle iniziative prospettate negli scritti hanno poco o nulla a che vedere con l’azione legislativa e conservano, invece, un forte legame con il marketing e la comunicazione.

A)                 Pubblicizzare l’attività sindacale

Una delle attività ritenute utili è la maggiore pubblicizzazione delle attività sindacali[58]. I sindacati dovrebbero considerare la possibilità di programmi televisivi di promozione e film al cinema che ritraggano sindacati e sindacalisti in una luce positiva. Un altro mezzo potrebbe essere quello dei documentari che informino sui successi dei leader sindacali nel miglioramento delle condizioni di lavoro. Questi programmi potrebbero riuscire ad educare le persone a rimuovere l’immagine della scarsa trasparenza e della violenza, ingiustamente associata all’attività sindacale.

B)                 Rinnovare il sindacato come movimento sociale per i più deboli

Un’altra delle sfide sarebbe rinnovare l’importanza del sindacato come movimento sociale che dà voce a coloro che si trovano alla base della scala sociale[59]. Occorre rivitalizzare i rapporti con altri movimenti sociali e interessarsi maggiormente alle istanze dei diritti civili di quei gruppi, come l’Associazione Nazionale per l’Avanzata degli Uomini di Colore, il Fondo Americano per la Difesa e l’Educazione dei Messicani, l’Organizzazione Nazionale per le Donne e l’Associazione Americana dei Pensionati. Occorrerebbe anche rafforzare gli accordi con i gruppi impegnati per la salute e la sicurezza, i fondi assistenziali, le associazioni per l’equità delle tasse sui soggetti con redditi inferiori, e con queste combattere le importanti battaglie per la pensione e l’assistenza sanitaria di cui milioni di americani sono privi. Infatti solo riunendosi con tutti i gruppi che si interessano non solo delle persone nel loro ambiente di lavoro, ma anche in ogni altro ambiente, i sindacati potranno raggiungere di nuovo quella influenza politica necessaria ad interrompere il loro progressivo declino e così riprendere a fare lobbying per le classi da loro rappresentate.

C)                 Sviluppare nuove tecniche di organizzazione dell’attività sindacale

Un’ulteriore sfida riguarda lo sviluppo di nuove tecniche che siano idonee al raggiungimento di quel target di nuova popolazione che finora i sindacati non hanno mai approcciato: vale a dire le categorie dei lavoratori più anziani, dei lavoratori non bianchi, e degli impiegati cd. “colletti bianchi” del mondo della finanza e dell’economia. Infatti queste categorie, che prima si consideravano troppo elevate socialmente per abbracciare le battaglie sindacali, si sono impoverite negli ultimi decenni e, di conseguenza, hanno cominciato a percepire se stessi come membri della classe media, che per questo potrebbe essere interessata alla proposta sindacale. Per raggiungere questa più “elevata” classe di lavoratori, però, è chiaro che non basta ripetere gli slogan e le proposte che hanno portato avanti il sindacato nel mondo dell’industria. Per questo motivo sembra essenziale lo sviluppo di tecniche nuove per coinvolgere questi nuovi gruppi sociali. I passi di un cambiamento, sembrano passare necessariamente attraverso il processo di selezione dei responsabili sindacali. I sindacati dovrebbero iniziare a considerare la possibilità di assumere personalità carismatiche ed energetiche, che abbiano nozione di come promuovere i diritti dei lavoratori nei vari ambienti. Tra questi, dovrebbero essere senza dubbio inclusi laureati e dottorandi nel settore del diritto del lavoro e delle relazioni industriali, nonché persone con esperienza nell’organizzazione aziendale e nella motivazione del personale. Gli attuali dirigenti sindacali dovrebbero ricevere una formazione[60] ulteriore, idonea a far loro comprendere le necessità e le caratteristiche del nuovo orizzonte.

Inoltre, in una prospettiva più idonea al mondo globalizzato, al fine di prevenire la crescente attività di esternalizzazione da parte delle aziende in territori esteri, resa progressivamente sempre più facile dal continuo sviluppi di accordi tra le nazioni per garantire il libero commercio, occorrerebbe che i sindacati sviluppassero una prospettiva internazionale, anche con accordi bilaterali con sindacati già esistenti nei paesi di destinazione, oppure coraggiosamente cercando di sollecitare lo sviluppo di realtà sindacali in quei paesi, così da esportare, insieme alla produzione, anche le tutele delle aziende e così dando una reale protezione ai lavoratori, che soffrono il dumping internazionale del lavoro sottopagato nei paesi in via di sviluppo.

D)                 Sindacato e Cyberspace

Per Cyberspace, in questo paragrafo, si intende l’insieme dei nuovi sistemi di comunicazione e-mail, siti web, social media, computer networking, cellulari, fax e video conference[61]. Alcuni recenti sviluppi giurisprudenziali[62] hanno determinato una progressiva liberalizzazione delle attività sindacali tra gli impiegati nell’universo telematico. Infatti, la statuizione per la quale viene riconosciuta come attività sindacale protetta dalla sezione 7 del NLRA[63] la discussione delle condizioni di lavoro, anche critica nei confronti del datore di lavoro, sui social network[64], oppure l’invio di sollecitazioni sindacali alla mail aziendale[65], necessariamente apre la strada ai sindacati per l’utilizzo massiccio di questi strumenti. Un indiscutibile vantaggio dell’utilizzo di questi strumenti è la capacità dei computer di creare una presenza sindacale virtuale per raggiungere il pubblico dei lavoratori non ancora sindacalizzati. È un simbolismo che può essere paragonato a quello che negli Stati Uniti è stato un vessillo della presenza sindacale: l’etichetta sindacale. Questa consiste in un’etichetta, marchio o emblema, che indica al consumatore che il prodotto o il servizio che stanno acquistando è realizzato da lavoratori rappresentati da un sindacato o gruppo di sindacati. Il consumatore sarà più propenso a comprare tale prodotto, sapendo che i diritti dei lavoratori che lo hanno realizzato sono protetti e garantiti. Ad esempio l’AFL[66] ha creato un’etichetta molti anni fa e l’ha promossa attraverso un dipartimento appositamente costituito chiamato “Union Label Departement” per informare i membri e il pubblico su quali prodotti sono sponsorizzati dal sindacato e indurli a comprarli per questa ragione. Allo stesso modo nel mondo telematico i flyers, gli annunci, i cartelli e i messaggi elettronici possono contribuire a comunicare meglio ed a più persone l’attività dei sindacati.

In ogni caso, si può certamente affermare che una comunicazione telematica moderna ed efficiente non sarà in ogni caso utile ai sindacati senza un messaggio efficace da comunicare. Tuttavia qualcuno ha sostenuto[67] che se non ad invertire il trend decrescenti riguardante i numeri degli affiliati ai sindacati, l’azione sindacale telematica potrà certamente far tornare a salire l’influenza politica dei sindacati su un pubblico che sempre più trae le notizie dalla rete piuttosto che dai mezzi di comunicazione di massa. Infatti, se è vero che storicamente il Partito Democratico ha costituito un costante riferimento per il movimento sindacale americano, è anche vero che non sempre questa forza politica si è mostrata favorevole alle istanze sindacali e, anzi, si è spesso impegnata in istanze opposte. Dare ai cittadini un punto di vista sindacale sull’attività legislativa attraverso i mezzi di comunicazione telematici potrebbe riportare in crescita l’influenza sindacale presso l’organo legislativo.

4.      Riflessioni conclusive.

Al lettore italiano può apparire utile conoscere alcune vicende che stanno avvenendo oltre oceano per una serie molteplice di ragioni, che sembra opportuno rendere esplicite. Innanzi tutto, come riflessione generale, per ovvie ragioni economico-politiche, i movimenti culturali che provengono dagli Stati Uniti d’America hanno un’influenza sugli altri paesi occidentali, per il solo fatto di provenire da oltre oceano. Anche se questo assunto può piacere poco a molti, non si può non riconoscere che le tendenze statunitensi hanno avuto negli ultimi cinquant’anni una profonda influenza sul tessuto socio-culturale italiano e pertanto occorre tenere sempre un occhio vigile alle “vicende d’oltremare”. In secondo luogo, più specificamente, non si può negare che la storia del movimento lavoristico statunitense presenti delle forti analogie con il percorso dei sindacati operanti sul territorio nazionale. La forte ramificazione originale nel settore privato, la progressiva diffusione nel settore pubblico, il progressivo declino delle iscrizioni, la perdita di fiducia da parte dei lavoratori nell’azione sindacale, l’avversione da parte del corpo sociale e dei datori di lavoro, sono tutti elementi che si possono rinvenire anche nella storia dei sindacati nostrani. Pertanto sarà interessante, per gli operatori del settore, confrontarsi con le esperienze d’oltreoceano e con le soluzioni prospettate dagli studiosi, così da intendere meglio i problemi e cercare soluzioni appropriate per il proprio scenario, distinguendo punti di contatto e punti di divergenza tra le due esperienze.

[1] FORKOSCH, D., The Doctrine of Criminal Conspiracy and Its Modern Application to Labor, 40 TEX. L. REV. 303, p. 318–20 (1962); LEVIN, B., American Gangsters: RICO, Criminal Syndicates, and Conspiracy Law as Market Control, Harvard Civil Rights-Civil Liberties Law Review, Vol. 48, p. 106-137;

[2] COMMONS, J.R., A Documentary History Of American Industrial Society, 1910, p. 135–41, disponibile in https://archive.org/download/documentaryhisto09commuoft/documentaryhisto09commuoft.pdf; che esplora le radici nel diritto inglese della teoria della cospirazione come reato; VICTORIA C., Labor Visions and State Power: The Origins of Business Unionism in the United States, p. 35 (1993), Princeton Legacy Library, che discute l’applicazione della teoria della cospirazione nelle prime associazioni di lavoratori in Inghilterra; si veda anche il caso People v. Fisher, 14 Wend. 9 (N.Y. 1835), che considerava l’unione dei lavoratori per fini sindacali un atto ingiurioso contro il commercio; AVERY, D., Images of Violence in Labor Jurisprudence: The Regulation of Picketing and Boycotts, 1894–1921, p. 37 BUFF. L. REV. 1, 3–5 (1988–1989), che descrive analiticamente il progressivo accostamento concettuale operato dai giudici tra picchettaggi, scioperi e violenza; FORBATH, W.E., The Shaping of the American Labor Movement, 102 HARV. L. REV. 1109, p. 1115–16 (1989), che descrive l’atteggiamento delle corti americane volto a qualificare i sindacati e le loro attività come “semillecite” (“semioutlawry”).

[3] Commonwealth v. Hunt, 45 Mass. (4 Met.) 111, 111 (1842) – la sentenza della Corte Suprema richiamata consentiva l’associazione sindacale qualora essa si proponesse di raggiungere i propri scopi con mezzi leciti, mentre negli altri casi si sarebbe applicata la dottrina della cospirazione criminale. Cfr. anche Old Dominion S.S. Co. v. McKenna, 30 F. 48, 50 (C.C.S.D.N.Y. 1887); Commonwealth v. Pullis (Pa. Mayor’s Ct. 1806), 59, 233–36; State v. Dyer, 32 A. 814 (Vt. 1895); People v. Faulkner (N.Y. Ct. Oyer & Terminer 1836);

[4] MATHENY, K., MARION, C., Disloyal Workers and the Un-American Labor Law, 82 N.C. L. Rev. 1705 (2004), p. 1712.

[5][5] Ex creatore dell’American Railway Union, che aveva raggiunto oltre 2 milioni di iscritti ed era stata protagonista degli efferati fatti di Chicago, in cui il governo aveva fatto intervenire l’esercito per sedare le rivolte/sciopero.

[6] Lo statuto dichiarava: “”[t]he working class and the employing class have nothing in common” (la classe dei lavoratori e la classe dei padroni non hanno nulla in comune). Tutto il testo era intriso di retorica Marxista.

[7] Addirittura Debs fu candidato Presidente degli Stati Uniti nel 1912, con l’appoggio del partito socialista, allora ancora lecito negli Stati Uniti.

[8] RABBAN, D.M., the IWW Free Speech Fights and Popular Conceptions of Free Expression Before World War I, 80 VA. L. REV. p. 1055, 1064 (1994). La IWW si formò anche come reazione alla “American Federation of Labor” (“AFL”), che sottolineava, invece, la necessità di organizzare la manodopera specializzata per poi migliorarne le condizioni attraverso il dialogo e la contrattazione di accordi vincolanti con i datori. Id. at 1065-66.

[9] Adair v. United States, 208 U.S. 161, 180 (1908), parzialmente sostituito dalla sentenza Phelps Dodge Corp. v.NLRB, 313 U.S. 177 (1941);

[10] Sul tema della proprietà, eloquente quanto affermato dal Procuratore nel caso Commonwealth v. Moore (1827): “Without turning to books, therefore, or detaining you by an elaborate exposition of the law on the subject of conspiracies, we assume at once, that ‘All confederacies wrongfully to prejudice another are misdemeanours at common law, whether the intention be to injure his person, his property, or his character” (senza consultare libri, dunque, o tediarvi con una elaborata esposizione del diritto in materia vigente, possiamo assumere che qualsiasi pregiudizio nel common law non è tanto esecrabile quanto l’intenzione di recare danno ad una persona, al suo animo o alla sua proprietà). Anche in Crump v. Commonwealth, 6 S.E. 620 (Va. 1888), si affermava addirittura che le leggi non avevano altro scopo che di dare forza al motto “sic utere tuo, ut alienum non laedas.” (fai uso di quanto è tuo e allo stesso modo non ledere quanto è altrui).

[11] Coppage v. Kansas, 236 U.S. 1, 26 (1915), parzialmente sostituito dalla sentenza Phelps Dodge Corp. v.NLRB, 313 U.S. 177 (1941); Casi analoghi si sono registrati in molte occasioni: ex multis Truax v. Corrigan, 257 U.S. 312, 328–33 (1921), in cui la Corte dichiarava incostituzionale uno statuto dello Stato dell’Arizona che limitava la giurisdizione della corte statale sull’accoglimento delle vertenze contro le manifestazioni pacifiche dei lavoratori davanti agli impianti in quanto lesivo del principio del processo dovuto per legge; nonché Hitchman Coal & Coke Co. v. Mitchell, 245 U.S. 229, 261–62 (1917), Intel Org., United Mine Workers of Am. v. Red Jacket Consol. Coal & Coke Co., 18 F. 2d 839 (4th Cir. 1927); sul tema dei contratti Yellow Dog si veda anche: BERNSTEIN, I., The Lean Years: A History Of The American Worker, 1920–1933, 200 (Haymarket Books 2010) (1969);

[12] Vegelahn v. Guntner, 44 N.E. 1077, 1077 (Mass. 1896); dello stesso tenore anche Am. Steel Foundries v. Tri-City Cent. Trades Council, 257 U.S. 184, 204–05 (1921);

[13] “Patrol”, in inglese letteralmente pattuglia o incrociatore, è un termine militare.

[14] MATHENY, K., MARION, C., Disloyal Workers and the Un-American Labor Law, cit., p. 1715;

[15] SALVATORE, N., Eugene v. Debs, Citizen and Socialist, p. 294 (1982). La sentenza affermava la condanna nei confronti di colui che “within our borders who would strike the sword from the hand of this nation while she is engaged in defending herself against a foreign and brutal power” (all’interno dei nostri stressi confini porterebbe via la spada dalla mano della Nazione, mentre essa è impegnata a difendersi da un potere straniero e brutale).

[16] BERNSTEIN, I., The Lean Years: A History Of The American Worker, cit. 84;

[17] Essi erano soliti commissionare a investigatori privati ricerche sugli attivisti sindacali, che poi intimidivano con minacce, per evitare la formazione di assembramenti sindacali. La situazione esplose con l’uccisione di alcuni di questi investigatori da parte dei minatori (cd. “Matewan Massacre”). I datori di lavoro, in risposta, schierarono squadroni di guardie, armate e con l’artiglieria, e i minatori si unirono nell’esercito di cui si parla per non sottomettersi. Per ulteriori dettagli cfr. CORBIN, D.A., Life, Work and Rebellion in the Coal Fields: The Southern West Virginia Miners 200-01 (1981);

[18] Norris-LaGuardia Act, 29 U.S.C. §§ 101–115 (2012); la storia narra che il senatore repubblicano George Norris visitò la regione americana delle miniere di carbone alla fine degli anni ’20 e rimase turbato dalle condizioni di lavoro disumane dei minatori oppressi dai datori di lavoro che spesso la facevano da padroni nelle piccole città adiacenti alle loro imprese.

[19] CRAIN, M. – MATHENY, K., Beyond Unions: Notwithstanding Labor Law, UC IRVINE LAW REVIEW, Vol. 4, p. 571;

[20] Una dettagliata esposizione della storia giudiziaria su questo è contenuta nel testo FRANFURTER, F., GREENE, N., The Labor Injunction” (1930), di cui è più agevole leggere l’analisi contenuta in JEROME, H., “Book Review: Frankfurter, F. and N. Greene, The Labor Injunction” (1930). Articles by Maurer Faculty, Indiana Law School. Paper 1348, in http://www.repository.law.indiana.edu/facpub/1348;

[21] Il vocabolo “ingiunzione” costituisce una traduzione approssimativa, effettuata per assonanza, del vocabolo “injunction”. Con esso, nei paesi di common law, si indica il provvedimento (“remedy”) di equity con il quale un giudice sottopone un soggetto ad un ordine personale di fare, sotto pena di sanzione in caso di inottemperanza. La sanzione può consistere sia in una dazione pecuniaria che nell’arresto, a seconda della natura dell’ordine di fare. Per una più diffusa trattazione si consulti DOBBS, C., Remedies (hornbook), 2nd ed. (2007), Thomson&West ed., pagg. 10-60;

[22] Per comprendere il fatto che, per gli americani, il diritto alla contrattazione non riguarda il diritto dei lavoratori (poveri) di lottare per i propri diritti contro i capitalisti (ricchi), come invece è nella storia europea, occorre evidenziare che questo diritto alla contrattazione riguarda l’economia stessa per gli Stati Uniti e costituisce un’opzione accettabile solo nella misura in cui questo non ostacoli e, anzi, contribuisca ad un maggiore sviluppo industriale. Anche nel caso del NIRA, infatti, questa concessione della contrattazione è contenuta in una legge contenente un massiccio pacchetto di norme a favore delle imprese per rilanciare un paese in ginocchio a causa della grande depressione ed era quindi parte integrante del New Deal lanciato da Roosvelt sulla base delle teorie Keynesiane. Per un maggiore approfondimento sul rapporto tra potere giudiziario e capitalismo negli Stati Uniti si veda LERNER, J., The Supreme Court and American Capitalism, 42 Yale L.J. 668, 672-78 (1933);

[23] Railway Labor Act, May 20, 1926, ch. 347, 44 Stat. 577. 45 U.S.C. § 151 et seq.;

[24] National Labor Relations Act of 1935 (49 Stat. 449) 29 U.S.C. § 151–169, anche chiamato Wagner Act dal nome del Senatore che lo propose. Lo stesso senatore espresse la propria intenzione, con l’atto, di rendere libero il mondo dell’economia, in quanto “Fascism begins in industry, not in government. But let men know the dignity of freedom and self-expression in their daily lives, and they will never bow to tyranny in any quarter of their national life (il fascismo inizia nell’industria, non nel governo. Ma lasciamo che gli uomini conoscano la dignità della libertà nelle loro vite quotidiane ed essi non desidereranno mai la tirannia nella vita politica)”, in WAGNER, R.F., The Ideal Industrial State—as Wagner Sees It, N.Y. TIMES MAG., May 9, 1937, p. 23.

[25] Per maggiori approfondimenti si veda KLARE, K.E., Judicial Deradicalization of the Wagner Act and the Origins of Modern Legal Consciousness, 1937-1941, 62 MINN. L. REV. 265, 267 (1978). Tra i casi più rilevanti di intervento restrittivo delle Corti: NLRB v. Fansteel Metallurgical Corp., 306 U.S. 240, 253 (1939); NLRB v. Mackay Radio & Tel. Co., 304 U.S. 333, 345–46 (1938).

[26] NLRB v. Mackay Radio & Tel. Co., cit.;

[27] SCHILLER, R.E., From Group Rights to Individual Liberties: Post-War Labor Law, Liberalism, and the Waning of Union Strength, 20 BERKELEY J. EMP. & LAB. L. 1, 4, 11 (1999);

[28] Freund Baking Co. v. NLRB, 165 F.3d 928, 930 (D.C. Cir. 1999); Nestle Ice Cream Co. v. NLRB, 46 F.3d 578, 580

(6th Cir. 1995); in generale sulla storia giudiziaria in materia: BRUDENEY, J.J., Collateral Conflict: Employer Claims of RICO Extortion Against Union Comprehensive Campaigns, 83 S. CAL. L. REV. 731, 736, 782–83 (2010);

[29] NLRA, cit., sez. 8, lett. b), 1: “Unfair labor practices by labor organization. It shall be an unfair labor practice for a labor organization or its agents (1) to restrain or coerce (A) employees in the exercise of the rights guaranteed in section 7” (Pratiche scorrette delle associaizoni sindacali. Sono considerate scorrette le pratiche delle organizzazioni sindacali o dei loro agenti volte a restringere o negare ai lavoratori l’esercizio dei diritti loro garantiti dalla sezione 7 [libertà di associazione sindacale]).

[30] Racketeer-Influenced and Corrupt Organizations (RICO) Act, 18 U.S.C. §§ 1961–1968; vedi anche LEVIN, B., American Gangsters: RICO, Criminal Syndicates, and Conspiracy Law as Market Control, cit., pag. 125 e ss.;

[31] United States v. Regan, 726 F. Supp. 447 (S.D.N.Y. 1989); sembrerà interessante al lettore sapere che anche Madoff fu perseguito in forza delle previsioni del RICO;

[32] United States  v.  Browne,  505  F.3d  1229  (11th  Cir.  2007);  United  States  v. Reifler, 446 F.3d 65 (2d Cir. 2006); United States v. DeFries, 129 F.3d 1293 (D.C. Cir. 1997);

[33] LUKAS, J. A., Chicago Witness Backs Violent Revolt, N.Y. TIMES, Dec. 17, 1969, pag. 37, disponibile in ProQuest Historical Newspapers: New York Times (1851–2005), in cui si raccontava delle rivolte politicamente orientate svoltesi a Chicago nel 1968 ad opera dei cd. “Chicago riots”).

[34] JACOBS, J.B., Mobsters, Unions, and Feds: the Mafia and the American Labor Movement, XXIV, NYU PRESS (2006)

[35] LEVIN, B., American Gangsters: RICO, Criminal Syndicates, and Conspiracy Law as Market Control, cit., pagg. 146 e ss.;

[36] United States v. Turkette, 452 U.S. 576, 590 (1981); NIXON, R., Messaggio del Presidente Nixon al Congresso per proporre una campagna contro il crimine organizzato, in N.Y. TIMES, Apr. 24, 1969, p. 30, disponibile in ProQuest Historical Newspapers: New York Times (1851–2008), con cui il presidente Nixon annunciava la battaglia contro la “Mafia” (sic!) americana e chiedeva al congresso l’approvazione del RICO Act;

[37] Per i dati relativi al periodo 1920- 1987 si fa riferimento allo studio di GOLDFIELD, M., The Decline of Organized Labor in the United States, 10 tbl.1 (1987), mentre per i dati successivi si riportano le statistiche pubblicate dal Bureau of Labor Statistics sul sito web https://www.bls.gov/;

[38]Iinfatti la sezione 2 del NLRA accorda i diritti di associazione sindacale agli impiegati, ma non ai “supervisors” (supervisori), che sono considerati rappresentanti del datore. Sono considerati tali tutti gli impiegati che abbiano un qualsiasi tipo di potere di controllo o una qualsiasi responsabilità su un altro impiegato. Pertanto, sostanzialmente, il potere di associazione sindacale è ristretto solo agli operai e agli impiegati di ultimo livello.

[39] Vedi supra note 25 e 26;

[40] Per i dati del 1995 si veda FULLERTON, H. N., The 1995 Labor Force: A First Look, MONTHLY LAB. REV., Dec. 1980, at 11

[41]  Union Members Summary, for release 10:00 a.m. (EST) Thursday, January 26, 2017, available at https://www.bls.gov/news.release/union2.nr0.htm

[42]SCHRANK, R., Are Unions an Anachronism?, 57 HARV. Bus. REV. 107-08 (1979); FORSEY, E., Trade Unions in 2020?, in VISIONS 2020, at 94 (Stephen Clarkson ed., 1970); CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, U. Pa. Journal of Labor and Employment Law, Vol. 1:1; CRAIN, M. – MATHENY, K., Labor’s Divided Ranks: Privilege and the United Front Ideology, CORNELL LAW REVIEW, Vol. 84:1542; Craver, C. B., The National Labor Relations Act at 75: In Need of a Heart Transplant (2010). GW Law Faculty Publications & Other Works. Paper 465,

[43] SCHRANK, R., Are Unions an Anachronism?, cit., che sostiene la sostanziale irrecuperabilità di questi ormai inutile mastodonti di un’altra epoca. FOX, J., What unions no longer do, in Harvard Business Review, https://hbr.org/2014/09/what-unions-no-longer-do; ROSENFELD, J., What unions no longer do, 2014;

[44] FORSEY, E., Trade Unions in 2020?, cit.; CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit.; CRAIN, M. – MATHENY, K., Labor’s Divided Ranks: Privilege and the United Front Ideology, cit.; Craver, C. B., The National Labor Relations Act at 75: In Need of a Heart Transplant cit.;

[45] WHEELER, H., The future of the American labor movement, Camb. Un. Press, 2002, Cambridge, UK, p. 3;

[46] ROSENFELD, J., What unions no longer do, cit.;

[47] Occorre precisare che tale inclinazione è scarsamente condivisa dagli stati “centrali” che, non avendo grandi industrie né città con forte affluenza, hanno condiviso solo in parte l’esperienza del “melting pot” e, quindi, sono più propensi ai valori di difesa del territorio e della proprietà privata contro quella che percepiscono come un’invasione degli stranieri.

[48] GILENS, M, PAGE, B.I., Testing Theories of American Politics: Elites, Interest Groups, and Average Citizens, in https://scholar.princeton.edu/sites/default/files/mgilens/files/gilens_and_page_2014_-testing_theories_of_american

_politics.doc.pdf , Princeton University;

[49] FORSEY, E., Trade Unions in 2020?, cit.; CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit.; CRAIN, M. – MATHENY, K., Labor’s Divided Ranks: Privilege and the United Front Ideology, cit.; Craver, C. B., The National Labor Relations Act at 75: In Need of a Heart Transplant cit.;

[50] FREEMAN, R.B., MEDOFF, J.L., What do unions do? 43-77, 94-110. 151-153 (1984); CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit. p. 20;

[51]La frase è una trasposizione quanto più fedele possibile della massima giudiziale “[M]en must be left, without interference to buy and sell where they please and to discharge or retain employees at will for good cause or for no cause or even bad cause. It is a right which an employee may exercise in the same way, to the same extent, for the same cause or want of cause.” Payne v. W. & Atl. R.R. Co., 81 Tenn. 507, 518 (1884). Per una più approfondita analisi del paradigma vedi anche FEINMAN, J.M., The Development of the Employment at Will Rule, 20 AM. J. LEGAL HIST. 118 (1976); per un lavoro più recente cfr. BALLAM, D. A., Employment-At-Will: The Impending Death of a Doctrine, 37 AM. Bus. L.J. p. 653 (2000).

[52] CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit., p. 23;

[53] National Labor Relations Act, cit.;

[54] “[W]e must have democracy in industry as well as in government… democracy in industry means fair participation

by those who work in the decisions vitally affecting their lives and livelihood; and… the workers in our great mass production industries can enjoy this participation only if allowed to organize and bargain collectively through representatives of their own choosing.” Senator Robert Wagner, N.Y. TIMES, Apr. 13, 1947, p. 20, citato in DERBER, M., The American Idea of Industrial Democracy, 1865-1965, p. 321 (1970).

[55]   CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit., p. 25;

[56] Infatti la storia dell’oppressione degli uomini e donne di colore proseguì a lungo dopo la fine della guerra civile americana, nonostante l’adozione degli emendamenti 13, 14 e 15 che prevedevano eguaglianza davanti alla legge per tutti i cittadini, anche di colore. Cfr. Plessy v. Ferguson, 163 US 537 (1896), in cui la suprema corte stabiliva che non era incostituzionale la predisposizione di carrozze separate per i neri, purché il trattamento ricevuto fosse eguale a quello dei bianchi, anche se erogato separatamente. Tale statuizione rimase immodificata molto a lungo, fino alla sentenza Brown v. Board of Education of Topeka, 347 U.S. 483 (1954), in cui la Corte negò questo principio di “separato, ma eguale” trattamento in relazione alle scuole separate per i neri. Essa fu definitivamente abrogata solo nel 1964 con il Civil Rights Act, in https://www.ourdocuments.gov/doc.php?flash=true&doc=97&page=transcript;

[57] L’archetipo del lavoratore sindacalizzato è rappresentato televisivamente dal celeberrimo Archi Bunker della serie televisiva “All the Family”, proiettata negli anni ’70. La serie è incentrata sulla famiglia Bunker che vive in una casa situata al numero 704 Houser Street, nel Queens, New York. Archie, cinquantenne taxista, gran lavoratore e molto attaccato alla famiglia, è però bigotto, razzista, pieno di pregiudizi nei confronti di tutti coloro che non sono simili a lui.

[58] FREEMAN, R.B., MEDOFF, J.L., What do unions do?, cit., p. 214-215;

[59] CRAVER, C.B., Why Labor Unions Must [and can] Survive, cit., p. 23;

[60] GRAY, L.S., KORNBLUH, L.J., New Directions in Labor Education, in NEW DEVELOPMENTS IN WORKER TRAINING: A LEGACY FOR THE 1990s, (Louis A. Ferman et al. eds., 1990);

[61] TROY, L., Is the Future of Unionism in Cyberspace?, Journal of Labor Research, Volume XXIV, Number 2 Spring 2003;

[62] Purple Communications, Inc. c.. Communications Workers of America, dicembre 2014, AFI-CIO. Casi 21—CA-095151, 21—RC-091531, and 21—RC-091584;

[63] cfr supra nota 21;

[64]  American Medical Response of Connecticut Inc. v. NLRB, No. 34-CA-12576 (NLRB Region 34); Per maggiore approfondimento si consulti O’BRIEN, C.N., The first Facebook firing case under Section 7 of the National Labor Relations Act: Exploring the limits of labor law protection for concerted communication on social media, Suffolk University Law Review, vol. 45, no. 1, pp. 29-66, 2011, disponibile anche in http://hdl.handle.net/2345/2574;

[65] Purple Communications, Inc. c.. Communications Workers of America, cit.; la decisione ha modificato il precedente orientamento che consentiva alle imprese di stabilire delle politiche aziendali per non consentire l’utilizzo della mail di lavoro per ragioni personali di qualsiasi genere, incluse quindi quelle sindacali: Registered Guard, 351 NL,RB 1110 (2007);

[66] American Federetion of Labor è uno dei maggiori sindacati degli Stati Uniti. Cfr. http://www.aflcio.org/About/AFL-CIO-Unions

[67] TROY, L., Is the Future of Unionism in Cyberspace?, cit., p. 265 e ss.;

Riccardo Fratini

Un pensiero su “SINDACATO NEGLI STATI UNITI: PRESENTE, PASSATO, FUTURO NELLA RIFLESSIONE DELLA DOTTRINA STATUNITENSE

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